Lorem ipsum dolor amet, consectetuer adipiscing elit. Aenean commodo ligula eget dolor massa. Cum sociis natoque penatibus et magnis dis parturient montes, nascetur ridiculus mus.

Baker

Follow Us:

Plin alla curdunà, gli indimenticabiliagnolotti a Cessole

Un colle romito con una chiesetta, un’osteria con un piatto tipico, un’anziana cuoca attorno a un saggio potagé, il campo da bocce, la topia, un cortile disegnato per la pantalera: sembrano pennellate di retorica o di nostalgia. È invece la realtà del Ristorante Madonna della neve di Cessole, nato da un’antica osteria di cui ha conservato l’anima, grazie alle atmosfere distese e alla capacità di rallentare il tempo. Il segreto sta nei luoghi e nella storia. E in un miracolo.

È di lì, allora, che bisogna partire, La Langa è quella della Valle Bormida. Il paese, di scenografica bellezza, è Cessole. Il luogo è la regione Cucca: cara sia all’immaginarlo che alla religiosità popolare, per la sovrapposizione della leggenda di un tesoro (nascosto in un cunicolo), al miracolo (guarigione di una pastorella muta, a fine Cinquecento)

Alle origini del santuario della Madonna della neve. Localmente chiamato Madòna dla cuca, il santuario in occasione della festa del 5 agosto raduna centinaia di persone. Col tempo nascono l’osteria e una bottega con censa.

Attività che nel 1952 arrivano a Pietro e Marina Cirio, una famiglia contadina del luogo, forte di due figli, Roberto (1927) e Renato (1935). Spetta a Marina occuparsi dell’osteria , considerata secondaria rispetto ai campi e alla stalla. Ma i profondi cambiamenti del Dopoguerra inducono ad aprirsi all’ospitalità, con quattro camere. Ai tavoli si serve un cucina contadina dell’aia, dell’orto e del potagè. Protagonisti sono gli agnolotti del plin serviti secondo la tradizione della valle: sconditi, alla curdunà, su un canovaccio di lino.

Gli anni Sessanta sono fondati: nel 1966 Renato sposa Piera (Francesca Pietrina Bo, 1936), di origini contadine e della zona: nel 1967 nasce Maurizio e, nel 1969, Piermassimo. Con la morta della sua suocera (1971), Piera si ritrova in cucina senza alcuna esperienza. Con umiltà, oltre ad attingere ai consigli delle massaie del luogo, irrobustisce la sua formazione sui libri di cucina. Le sue mani sanno di pasta, di operosità contadina, di passione per l’etico benfare, Segni di una concezione religiosa della tavola. Pertanto, tra gli anni Ottanta e Novanta, quella che è un’ottima cucina casalinga, diventa una cucina con un’anima.

La consacrazione arriva da Edoardo Raspelli, che in una puntata di Maurizio Costanza show elogia gli agnolotti del plin di quello sperduto ristorante di Langa. Appartiene all’epica del Madonna della neve l’esclamazione di Giacomo Bologna – <<Oh, i miei poveri plin!>>-, preoccupato che quella pubblicità potesse alterare gli equilibri, andando a scapito della qualità.

La risposta dei Cirio ha la bellezza dei fatti: il radicale ammodernamento della sala ristorante e della cucina viene disegnato attorno al vecchio potagè. Èil manifesto di Piera e Maurizio: seguire il gusto dei tempi senza perdere le radici. Nel frattempo, con le nozze di Maurizio con Alessandra (1994) e di Piermassino con Romina (2001), sia la cucina che la sala trovano un’efficace definizione.

Le guide di settore “scoprono” il ristorante, mentre con l’arrivo del turismo svizzero si apre una nuova stagione. Ora la ristorazione è l’attività principale e la vecchia stalla lascia spazio a un piccolo, confortevole hotel. I piatti conoscono un tocco di modernità. La sala si ravviva con la gioiosità legato al vino . Centrale rimane il culto dei ravioli del plin serviti alla curdunà, sui tovaglioli cuciti da Romina.

Nel pieno del fervore costruttivo, accade la tragedia: nella primavera 2011, in un incidente con il trattore, Maurizio perde la vita. Il dolore e il disorientamento trovano risposta nella coesione e nei valori familiari. I ravioli del plin diventano le preghiere di una mamma e di una giovane sposa. Il ristorante continua la sua crescita, premiato dall’affetto dei clienti e dai turisti, fra cui molti stranieri. Arrivano anche le gratificazioni e, nel 2018, al castello di Grinzane Cavour, Piera e Renato hanno l’onore di servire i loro ravioli del plin sconditi a un estasiato Ferran Adrià. L’anno seguente è la celeberrima trestelle francesce Anne Sophie Pic a recarsi in pellegrinaggio gastronomico a Cessole per assistere al rito di famiglia della preparazione.

Ma il successo non altera il clima di affabilità che impronta il ristorante . La cucina continua ad avere i colori delle stagioni e la passione per il territorio: stupende robiole e capretti di Roccaverano, eccelse nocciole, deliziosi frutti di collina, dolcissimi moscati.

Arrivare alla Madòna dla Cuca è ogni volta gioia dell’animo. Piera e Renato con la loro saggezza contadina trasmettono serenità all’operoso fare di Alessandra, Romina e Piermassimo. Orgogliosi nel vedere che le mani dei nipoti già sanno di agnolotti del plin.

 

Apri WhatsApp
1
È possibile utilizzare questa chat per richiedere informazioni relative al nostro ristorante o all'albergo.